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Come i Social Network stanno gestendo la questione Talebana

Talebani_Social_Network
7 min
Redazione Humans
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Ormai i Social Network sono diventati a tutti gli effetti dei mezzi di informazione, con notizie, messaggi e comunicazioni di ogni tipo che circolano all’interno delle varie piattaforme.

Ecco perché, di fronte a questioni di particolare rilevanza, specialmente negli ultimi tempi, essi si sono ritrovati a dover prendere delle posizioni su tematiche spinose e controverse. Basti pensare ai filtri imposti da Facebook per quanto riguarda le Fake News sulla pandemia in atto o ai ban ricevuti nel tempo dai profili di Donald Trump, solo per fare alcuni esempi.

Naturalmente non poteva fare eccezione anche un altro tema di attualità che, oltre a fare scalpore in ogni angolo del mondo, cambierà inevitabilmente le carte in tavola dello scacchiere geopolitico internazionale, come la conquista del potere dei talebani in Afghanistan dopo il ritiro delle truppe statunitensi. Una forza storicamente considerata come “terrorista” che si è ritrovata nel giro di qualche giorno a governare un paese di oltre 40 milioni di persone. 

Senza volerci addentrare in alcun tipo di considerazione che non ci compete, scopriamo invece come le varie piattaforme si sono comportate con i profili e le comunicazioni dei taliban. 

 

Le prese di posizione di Facebook, Twitter e YouTube

Le decisioni prese dai tre Social Network che detengono la più ampia fetta di mercato su scala globale sono tutte differenti tra loro:

  • Facebook ha optato per la linea più dura, con un vero e proprio bando di tutti i profili legati al movimento talebano ed il contemporaneo divieto di pubblicazione di contenuti che contengano ogni tipo di “lode, supporto o rappresentazione” del gruppo, anche se proveniente da account non di proprietà dei talebani. Naturalmente lo stesso tipo di decisione presa in questo senso vale anche per Whatsapp e Instagram.
  • YouTube ha invece optato per una politica leggermente diversa. Il bando ai profili dei talebani è infatti ugualmente avvenuto, senza che però questo sia stato ampliato a qualsiasi tipo di contenuto che richiami all’organizzazione.
  • Twitter si è invece riservato la possibilità di valutare caso per caso in base al contenuto del post, senza bannare a prescindere ogni tipo di comunicazione.

L’eterogeneità delle contromisure adottate dalle varie piattaforme rende piuttosto bene la complessità di una situazione che è a tutti gli effetti un qualcosa di particolarmente controverso.

 

Il tentativo di aggirare il ban di Facebook

Di fronte a queste restrizioni, i talebani non sono stati a guardare ed hanno messo in atto delle tattiche utili a guadagnare comunque il proprio spazio all’interno dei Social Media cercando di eludere i controlli e di sfruttare le logiche dell’algoritmo di Facebook a proprio vantaggio.

I manifesti e le comunicazioni del gruppo stanno infatti aggirando le attuali politiche sui contenuti, ad esempio, modificando leggermente l’ortografia degli hashtag o delle parole chiave che i moderatori cercano, spacciandosi per negozi di alimentari o semplicemente utilizzando un nuovo account quando ne viene chiuso un altro.

Per fare in modo che le comunicazioni circolino maggiormente all’interno della piattaforma i taliban hanno inoltre creato, a partire dal 9 agosto, decine di nuovi account e nuovi gruppi su Facebook attraverso i quali veicolare i propri messaggi e tessere lodi del proprio operato, utilizzando commenti e reazioni di ogni tipo ai vari post per amplificare ognuno il messaggio dell’altro. 

Quindi, anche con l’epurazione in atto, è probabile che i contenuti sponsorizzati dai talebani restino online. A tal fine, Facebook ha affermato di aver invitato un team dedicato di esperti dell’Afghanistan per aiutare a vagliare i post.

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