Chi fa SEO da tanti anni lo sa bene. Ogni qualvolta Google rilascia aggiornamenti importanti le scrivanie di mezzo mondo tremano.
Non sono rari infatti i casi in cui siti posizionati benissimo, magari grazie a vecchie tecniche di Black Hat SEO, hanno visto il proprio traffico calare drasticamente e, talvolta, irrimediabilmente.
Questa volta però, con il Page Experience Update, c’è una differenza fondamentale: l’annuncio di Google sul suo rilascio è avvenuto più di un anno fa e sarà effettivo solamente a partire da Giugno. Oltretutto, questa volta, la transizione avverrà in modo graduale e verrà completata nell’arco di qualche mese, dando quindi ai Webmaster il tempo di verificare eventuali scompensi e reagire di conseguenza.
Tuttavia, chi si aggiorna a dovere, come consigliamo costantemente di fare a tutti gli aspiranti Digital Marketers durante i nostri corsi, non attenderà che l’aggiornamento venga rilasciato per adeguarsi, ma giocherà d’anticipo per farsi trovare pronto/a.
Per non farsi trovare impreparati occorre sapere dove andrà a parare questa volta Google, quindi scopriamo di cosa si tratta.
In cosa consiste il Page Experience Update
Già dal nome ufficiale datogli da Google – Page Experience Update appunto – non è difficile capire cosa acquisirà maggiore importanza tra gli oltre 200 criteri che il motore di ricerca utilizza per indicizzare le pagine: si tratta dell’esperienza dell’utente all’interno della pagina e del sito web.
Chi fa SEO in modo oculato avrebbe dovuto iniziare a preoccuparsi di questo aspetto già da tempo. Ecco perché i nostri docenti, durante il Corso per diventare SEO Copywriter e il corso SEO Avanzato, hanno iniziato ad affrontare questo aspetto ben prima del suo rilascio ufficiale.
D’altronde, con il progressivo miglioramento della Search Console e l’inserimento della sezione dedicata alle performance delle pagine, era piuttosto chiaro che si sarebbe andati in questa direzione. Così come era evidente che i Core Web Vitals, anche noti come “Segnali Web Essenziali”, avrebbero acquisito un ruolo centrale. Ed infatti, tra poco, sarà effettivamente così.
Core Web Vitals: cosa sono e perché sono importanti
Per capire ciò che Google intende con questo termine non resta che rifarsi alle parole utilizzate dai suoi sviluppatori in prima persona:
I Segnali Web Essenziali sono un’iniziativa di Google per fornire una guida univoca per misurare dei segnali di qualità che sono essenziali per offrire una perfetta User Experience nel Web.
In particolare ci si riferisce a tre grandi metriche:
- Largest Contentful Paint (LCP): questo parametro misura la performance di caricamento della pagina basandosi sul tempo necessario affinché l’elemento più pesante della prima schermata sia visibile all’utente. Per ottenere un buon punteggio in questa metrica, il limite massimo di tempo consigliato da Google è di 2,5 secondi. Qualora superi i 4 secondi, invece, il rischio che la pagina venga penalizzata sarà più che concreto. Se il risultato ottenuto sarà in mezzo a questi due indicatori, varrà la pena cercare di migliorarlo.
- First Input Delay (FID): questa metrica serve a calcolare il tempo che serve alla pagina per diventare interattiva e permettere all’utente di interagire con essa. Anche in questo caso ci sono delle tempistiche consigliate: se questo avviene entro 0,1 secondi, le prestazione saranno considerate ottimali, mentre oltre 0,3 secondi saranno considerati scadenti.
- Cumulative Layout Shift (CLS): letteralmente traducibile con “Variazione Cumulativa del Layout”, questo indicatore fa invece riferimento alla stabilità visuale della pagina. Più questa subirà dei cambiamenti in fase di caricamento, più verrà penalizzata. Numericamente parlando, il limite massimo consigliato è di 0,1. Qualora si arrivasse a sforare lo 0,25, meglio correre ai ripari.
I tool per testare le pagine
Se ti senti confuso/a e non sai dove andare a reperire queste indicazioni, non disperare. Per averle è infatti sufficiente utilizzare dei tool grauiti.
Le prestazioni del tuo sito sono consultabili nella sezione dedicata della tua Google Search Console, la piattaforma SEO messa a disposizione gratuitamente da Google per i professionisti. Se non sai di cosa sto parlando puoi consultare l’articolo che gli abbiamo dedicato.
C’è inoltre un altro strumento per testare le pagine del tuo sito. Si tratta del Google Page Speed Insights, disponibile a questo link.
Cosa fare dopo il test di una pagina
Una volta testata la tua pagina, capire se i risultati sono accettabili o meno è piuttosto facile. Ciò che può risultare meno immediato può essere invece individuare i punti di debolezza che causano questi scompensi.
Tuttavia, anche in questo caso, non darti per sconfitto/a prima del tempo. Scorrendo più in basso nella pagina dei risultati del test troverai tutte le indicazioni utili a capire come andare ad intervenire.
Per ognuna delle metriche sopra indicate è possibile vedere nel dettaglio qual è l’elemento più pesante della prima schermata, cosa causa un ritardo nella possibilità di interazione con la pagina e a cosa invece è attribuibile un’eventuale variazione significativa del layout.
Oltre alle tre metriche principali, ci saranno anche tutta una serie di indicazioni e consigli su cosa fare per andare a migliorare usabilità e performance del sito web, con tutti i benefici che ne conseguiranno in termini di esperienza dell’utente.
Una volta analizzato l’aspetto principale del Page Experience Update, andiamo a scoprire cos’altro devi fare per non rischiare di incappare in eventuali penalizzazioni.
Gli atri aspetti da tenere in considerazione per migliorare la User Experience
Intervenire sulle Core Web Vitals è sicuramente la cosa più urgente da fare, ma non è l’unica. Ci sono altre indicazioni che sono state date dagli sviluppatori di Google riguardo l’aggiornamento sull’esperienza delle pagine.
In particolare stiamo parlando di quattro fattori:
- Mobile Friendly: Google ha già da tempo iniziato a privilegiare la versione Mobile durante le sue operazioni di scansione dei siti web. Parlando di questo aspetto si può quindi affermare che si tratta di una conferma di una tendenza in atto da tempo. Viene dunque da sé che, sia in fase di progettazione sia di ottimizzazione di un sito, la versione per dispositivi mobili deve avere la maggior parte delle tue attenzioni.
- Navigazione sicura: anche in questo caso l’importanza attribuita da Google a questo aspetto era ben chiara sin da quando la voce “Sicurezza” è comparsa nella Search Console. Un sito sicuro e al riparo da bot e potenziali virus sarà sicuramente premiato rispetto ad un concorrente che rischia di mettere in pericolo i propri utenti. Consulta dunque la sezione dedicata della Search Console periodicamente e assicurati che sia tutto ok.
- Protocollo di sicurezza HTTPS: inutile spendere tante parole su questo aspetto. Se il tuo sito è ancora in http e non in https, verosimilmente sarà già stato penalizzato dai motori di ricerca. Se hai commesso questo errore, risolvilo al più presto.
- Banner pubblicitari: il tempo in cui i banner venivano inseriti in ogni spazio libero di un sito, potrebbero essere giunti al termine. Almeno per quanto riguarda le pagine presenti in cima alla SERP. Le pubblicità peggiorano l’esperienza dell’utente, soprattutto quando troppo invadenti. Appesantiscono le pagine, peggiorano i tempi di caricamento, stonano con la grafica e rischiano di far finire l’utente in pagine indesiderate. Da qui l’inserimento di questo parametro all’interno delle valutazioni di Google. Ciò non significa che dovrai necessariamente eliminare tutti i banner, quanto piuttosto limitarne l’utilizzo e cercare di renderli meno invadenti possibili.
Come giocare d’anticipo
Come spesso accade quando si parla di aggiornamenti Google, è bene ribaltarne la percezione e vedere questo cambiamento come un’opportunità, piuttosto che come un rischio. Per riuscirci però è bene giocare d’anticipo. Ecco cosa devi fare per trarre vantaggio da questo aggiornamento e non farti trovare impreparato/a:
- Se non lo hai già fatto, collega la Search Console al tuo sito e analizza le sezioni dedicate all’usabilità del tuo sito, seguendo le indicazioni utili a risolvere problemi che potrebbero essere diffusi su più pagine. In questa fase verifica anche le parti dedicate all’analisi degli altri aspetti sopra citati come la sicurezza e tutto il resto.
- Analizza le pagine con eventuali problemi sul Page Speed Insights di Google, per capire nel dettaglio quali sono gli elementi che ne peggiorano le performance ed intervieni di conseguenza.
- Informati sulle prestazioni del tuo Server Provider e, qualora sia necessario, cambialo. Valuta anche se sia il caso di fare un upgrade del tuo piano.
- Se non hai familiarità con il codice dei siti web e non puoi permetterti di pagare un programmatore, valuta l’acquisto di un plugin per migliorare le velocità di caricamento. I più famosi, per WordPress, sono WP Rocket e WP Total Cache, ma ce ne sono anche altri. Ricorda però, che quando si parla di plugin, vanno privilegiate le opzioni a pagamento, in quanto quelli gratuiti rischiano di restare non aggiornati e diventare obsoleti.
- Usa la Cache, valuta se implementare una CDN – Content Delivery Network e, in generale, cerca di velocizzare il caricamento del tuo sito, magari anche alleggerendo le pagine.
- Ottimizza le immagini del tuo sito. Rendile meno pesanti e, se possibile, fai in modo che i browser e i dispositivi in grado di supportare il formato WebP possano utilizzarlo.
- Implementa i Breadcrumbs. Fornire agli utenti indicazioni chiare sulla posizione della pagina in cui stanno navigando all’interno del sito, favorisce una loro interazione con esso e, quindi, migliora la sua User Experience.
Accelerated Mobile Pages: una potenziale soluzione
L’ultimo argomento di cui vogliamo parlarti sono le AMP, acronimo di Accelerated Mobile Pages. Si tratta di un formato creato proprio da Google per mostrare delle pagine che siano completamente ottimizzate e capaci di caricarsi in modo rapidissimo. Nella maggior parte dei casi, le versioni AMP delle pagine di un sito web, otterranno risultati stratosferici nei vari tool utili a testarne la velocità.
Un’ulteriore particolarità riguarda la location di queste versioni delle tue pagine. Se normalmente queste vengono caricate dal tuo server, le AMP sono invece memorizzate direttamente nei server di Google e questo ne facilita ulteriormente il caricamento.
Tuttavia, alcuni potenziali svantaggi, riguardano il loro minimalismo nel Layout e una limitata possibilità di personalizzazione. Quindi, se il tuo sito ha già dei buoni risultati in termini di User Experience, non sarà necessario implementarle. Nel caso contrario, invece, puoi sicuramente prenderle in considerazione.
Per farlo in modo autonomo puoi usare alcuni plugin, cercando, anche in questo caso, di evitare quelli gratuiti. Ricordati però che il rischio di ottenere un risultato esteticamente meno gradevole rispetto al sito originale è concreto. In generale, quindi, si consiglia l’adozione di questa soluzione solo per siti graficamente semplici.
Da “Content is King” a “User is King”
Rispetto a tutti gli altri aggiornamenti rilasciati da Google, il Page Experience Update è quello che inserisce ufficialmente tra le buone pratiche SEO anche degli aspetti più tecnici.
Se infatti da un lato continueranno ad essere centrali i contenuti di qualità e l’autorevolezza di un sito, ora c’è un altro aspetto che può davvero fare la differenza tra il successo ed il fallimento di una strategia.
Se le performance del tuo sito web non soddisferanno gli standard del mercato, raggiungere la cima della SERP potrebbe a tutti gli effetti diventare impossibile.
Inoltre questa evoluzione dei criteri di indicizzazione non fa altro che confermare un concetto già da qualche tempo fondamentale.
L’utente deve essere al centro dei pensieri di chiunque fa SEO, oltre che più in generale di chiunque si occupa di Digital Marketing. A partire dal momento in cui si creano i contenuti, che devono essere utili a soddisfare l’intento di ricerca degli utenti, fino alla progettazione della pagina e al miglioramento dell’esperienza di navigazione.
Da “Content is King” a “User is King”. La transizione sarà presto compiuta.